BILANCIO UE 2028/2034: ANCORA TROPPA LA DIPENDENZA DAI CONTRIBUTI DEI GOVERNI LE RISORSE PROPRIE NON SONO SUFFICIENTI!

Articles 19 Jul 2025

Tra i capitoli più rilevanti, originali e controversi delle prospettive finanziarie presentate mercoledì dalla Commissione VDL2, c’è quello delle risorse proprie, tema che torna ogni 7 anni, e ogni 7 anni rimane al di sotto delle aspettative: come si sa, la striminzito  bilancio comunitario dipende in parte prevalente dai contributi dei singoli stati membri, che si azzuffano regolarmente su chi deve dare di più o di meno e perché. Quest’anno sembra proprio che la Commissione europea abbia voluto dare fondo alle idee disponibili e ha presentato cinque nuove risorse comuni, corredata ognuna di calcoli di gettito che alcuni ritengono molto ambiziosi, altri del tutto irrealistici, fino a ritenerli un puro esercizio di stile, data l’improbabilità di trovare un accordo per approvarli.

È bene sottolineare che l'importo complessivo stimato della nuova proposta di decisione sulle risorse proprie ammonta a 58,2 miliardi di euro all’anno, che nel quadro di un bilancio di 2 trilioni non è proprio una cifra rivoluzionaria.

Ma l’interesse di questa partita non sta nelle cifre, ma nella possibilità di superare o meno una equazione fin qui impossibile: gli Stati membri da un lato sono riluttanti a contribuire di più al bilancio comune ma dall'altro sono anche ideologicamente contrari all'introduzione di nuove "tasse" a livello europeo, che percepiscono come un'erosione della loro sovranità fiscale; per di più non hanno molta voglia di concedere alla UE delle risorse “in automatico”. Insomma: vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, i benefici di un'Europa forte e ambiziosa, ma non ne vogliono assumerne il costo, né creare le condizioni per nuove fonti di finanziamento anche se potrebbero ridurre i loro contributi al bilancio UE. Un trappolone logico, nel quale si inseriscono poi le resistenze dei redivivi frugali, guidati dalle solite Germania e Olanda, che non “ritengono opportuno” nonostante le tempeste che si addensano sui nostri cieli di aumentare in modo consistente il bilancio della UE.

La proposta di Decisione sulle Risorse Proprie si comunque presenta più robusta delle precedenti: e più verrà accettata l’idea di un bilancio slegato dai soldi degli stati membri, e più facile sarà per la UE di superare le penose discussioni “pago-io-paghi-tu” e aumentare progressivamente la sua disponibilità finanziarie. Ecco in breve le proposte:

 

  • ETS1 (Sistema di Scambio di Quote di Emissione)

Questa proposta mantiene l'ETS 1 come risorsa propria; é un meccanismo già consolidato che, ricordiamo, rende l'inquinamento più costoso per le imprese e in teoria agisce da stimolo a cambiare i sistemi produttivi, e fa sì che chi inquina contribuisca direttamente al bilancio dell'Unione. La Commissione prevede che questa risorsa genererà circa 9,6 miliardi di euro all'anno. È importante notare che l'ETS 2 (che dovrebbe applicarsi a trasporti e edilizia e che è contestatissimo a livello nazionale) è stato escluso da questa proposta, il che rende le entrate stimate inferiori alle attese precedenti e soprattutto pone interrogativi sul finanziamento del Fondo Sociale per il Clima.

2. CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism): Il CBAM è un meccanismo che impone un prezzo sulle emissioni di carbonio per i beni importati in Europa, allineandoli ai costi che le nostre aziende europee già sostengono. Come l'ETS, questa risorsa ha l’obiettivo di mettere insieme gli obiettivi climatici con la giustizia economica, proteggendo le nostre imprese dalla concorrenza sleale di prodotti provenienti da Paesi con standard ambientali meno rigorosi. Si stima che questa risorsa contribuirà con circa 1,4 miliardi di euro all'anno, con un tasso di prelievo del 75% delle entrate raccolte. È questa forse la fonte di finanziamento comune meno controversa e pare essere condivisa da una maggioranza di stati membri.

3. I Rifiuti Elettronici (E-waste): Questa è una proposta innovativa e di grande significato per la nostra economia circolare. La risorsa si basa su un contributo legato alla quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche non raccolte nell'UE. È un incentivo chiaro a migliorare i nostri sistemi di raccolta e riciclo, riducendo l'impatto ambientale. Si prevede un'entrata stimata di 15 miliardi di euro all'anno, calcolata applicando una tariffa di 2 euro per kg di rifiuti elettronici non raccolti, con un tasso che sarà annualmente adeguato all'inflazione.

4. Accise del Tabacco (TEDOR): Questa proposta mira a ottenere fondi che legano direttamente le entrate al consumo di tabacco. Basata su un tasso di prelievo del 15% sulle entrate generate dalle accise minime sul tabacco e prodotti correlati, questa risorsa non solo potrebbe contribuisce al bilancio UE ma si allinea anche agli obiettivi di salute pubblica dell'Unione. Si stima che genererà 11,2 miliardi di euro all'anno; inutile dire che anche su questa proposta si sono già levate lamentele e critiche, in particolare dall’Italia.

5. La Corporate Resource for Europe (CORE) Questa è una delle proposte più discusse e potenzialmente più impattanti. Si tratta di un nuovo prelievo annuale a somma fissa, differenziato per fatturato, applicato alle aziende dell'UE e a quelle di Paesi terzi con una sede permanente nell'Unione, purché abbiano un fatturato annuo di almeno 100 milioni di euro. Si stima un'entrata di 6,8 miliardi di euro all'anno. La Commissione ha cosi scelto questa strada invece di proporre, come pareva decisa a fare fino a poco tempo fa, una Tassa sui Servizi Digitali o sulle speculazioni finanziarie e criptovalute che sarebbe stato un segnale ancora più chiaro a favore di piccole imprese e cittadini; ciononostante, la CORE rimane comunque un meccanismo fondamentale per assicurare che le grandi aziende contribuiscano in modo più consistente al nostro bilancio comune.

Sono stati proposti inoltre adeguamenti delle risorse proprie esistenti:

Plastica non riciclata: le entrate previste si sono state notevolmente ridotte a causa dell'impatto dell'inflazione e la Commissione propone un meccanismo per rispondere a questo problema.

 

2. Aggiornamento in materia doganale: attualmente, gli Stati membri trattengono il 25% dei dazi doganali per coprire i costi di riscossione. Ciò significa che un quarto delle entrate doganali non viene messo a disposizione dell'Unione. La Commissione propone di ridurre la quota dei costi di riscossione al 10%.

Infine, altro aspetto interessante, la Commissione europea ha proposto, nella giornata di ieri (16 luglio 2025), un nuovo strumento straordinario di prestiti per un ammontare fino a 400 miliardi di euro.

 

 

 

 

 

Mercoledi scorso la Commissione Europea ha presentato la sua attesa proposta di bilancio plurinnuale che contiene elementi di reale discontinuità  e notevole preoccupazione.

Segno dei tempi, e di una discussione difficile e contraddittoria anche all’interno della squadra di UVDL, Ursula Von der Leyen e il Commissario al Bilancio Serafin si sono presentati al PE e alla stampa senza i documenti formali di accompagnamento, il che ha generato non poca confusione e numeri in libertà.

 

Il Bilancio UE, che rappresenta poco più dell’1% del PIL complessivo dei 27, diventa ogni 7 anni il teatro di inenarrabili litigi e meschinissimi calcoli, con poca o nulla capacità da parte dei governi nazionali di andare al di là del conto di chi riceve di più e quanto e con una serie di barriere ideologiche e di propaganda che combinate all’obbligo di decidere all’unanimità da parte del Consiglio rende un vero e proprio incubo ogni discussione strategica e collettiva e molto difficile la decisione; ci sono ora due anni per decidere sulla proposta della Commissione dato che le nuove prospettive finanziarie devono valere per il periodo 2028/2034 e ci dovrà essere l’accordo del PE e del Consiglio: in questi anni, sarà interessante capire che cosa rimarrà della proposta originale presentata da Ursula Von der Leyen. Accolte da un coro quasi unanime anche se molto diversificato di critiche: nulla di nuovo succede cosi sempre, ma questa volta molto più di altre, si pone un reale problema non solo di contenuto ma anche di procedure e di rispetto dei ruoli delle istituzioni e in particolare del PE.

 

e sui ruoli di bilancio del Parlamento europeo. La struttura dettagliata del bilancio sarà quindi un elemento chiave del ruolo del

Parlamento.

 

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