GLI ATTACCHI DI MELONI ALLA FLOTILLA DIMOSTRANO INSOFFERENZA CONTRO LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

Articles 02 Oct 2025

È Giorgia Meloni e non gli attivisti sulle barche a vela della Global Sumud Flotilla che sta usando il terribile conflitto di Gaza come un’arma politica ad uso interno: vuole delegittimare chi critica il governo e alimentare nuove divisioni nel Paese (uso apposta “Paese” e non “Nazione”, parola che evoca uniformità e obbedienza cieca al capo). Ma soprattutto dimostra di non capire le motivazioni di chi è salito su quelle imbarcazioni: donne e uomini che hanno scelto la solidarietà concreta, assumendosi rischi personali, e che hanno agito con piena legittimità. Un gesto che migliaia di persone, riempendo spontaneamente le piazze di tante città, hanno subito riconosciuto e sostenuto. Una mobilitazione che non si vedeva dai tempi delle marce per il clima o delle proteste contro la guerra in Iraq.

Per questo è stato desolante sentirla ridurre tutto a un’operazione “contro il governo” – affermazione a dir poco egocentrica, visto che la Flotilla riunisce attivisti di 44 paesi. O liquidare il loro impegno come motivate da ragioni diverse che aiutare i Gazawi, quando l’obiettivo era chiaro: portare aiuto ai gazawi ma anche rendere evidente a tutti l’illegalità del blocco agli aiuti di Israele e l’inazione dei governi.

Il potere, a Meloni, sembra davvero dare alla testa. Sempre più appare convinta che vincere le elezioni significhi avere il diritto di governare senza contestazioni: meno si disturba il manovratore, meglio è. Ecco spiegata la sua crescente insofferenza per stampa e dissenso, trattati con sufficienza e arroganza. Rimane una leader di destra dura che ama i tifosi, e sempre meno chi pensa con la propria testa.

E questo è un peccato. Non sono certo una sua sostenitrice, ma è o dovrebbe essere la presidente di tutti. Invece, nei momenti cruciali, sceglie sempre di marcare il proprio campo e le proprie ragioni. Così arriva ad accusare di “irresponsabilità” gli attivisti della Flotilla, assolvendo invece Israele e il suo esercito, che occupano illegalmente un tratto di mare senza alcuna autorità legale, agendo di fatto come pirati, mentre continuano distruzioni e massacri. E intanto l’Italia continua a bloccare le timide iniziative europee di sanzione verso Israele ;e solo alla fine del primo semestre 2025 è diventata vera l’affermazione di Crosetto sullo stop alle forniture di armi: fino ad allora, i contratti firmati prima dell’8 ottobre 2023 non erano stati toccati; e oggi Israele resta comunque il secondo fornitore di armamenti dopo gli Stati Uniti.

Tre osservazioni sull’importanza dell’operazione della Flotilla, anche se non ha raggiunto Gaza.

  1. Ha riaffermato che lo spazio d’azione pacifica per i cittadini comuni esiste e va difeso. È grave che i governi europei siano stati così molli, che le marine italiana e spagnola si siano ritirate proprio quando la loro presenza serviva per ribadire l’illegalità del blocco israeliano. Questi doppi standard permettono a Israele di proseguire nei massacri e alla fine di chiudere ogni spiraglio di soluzione perché tanto può fare tutto ciò che vuole.
  2. È una risposta, almeno parziale, alla frustrazione e al dolore che proviamo di fronte a centinaia di vite spazzate via ogni settimana, a sofferenze immani e all’inadeguatezza dei governi democratici. Le regole e gli strumenti per fermare queste atrocità ci sono, ma vengono ignorati. Normalizzare le violazioni del diritto internazionale è un colpo alla democrazia e alla libertà di tutti, non solo delle vittime dirette.
  3. La Flotilla ha mostrato che si può agire restando dentro le regole: se queste non funzionano, la colpa è di chi rifiuta di farle rispettare.

Ecco perché, ancora una volta, Meloni perde un’occasione: quella di comportarsi da statista. Invece di fare la cheerleader di una cultura politica rozza e divisiva – la stessa dei suoi amici Trump e Orbán – avrebbe potuto denunciare l’illegalità delle azioni di Netanyahu e usare la mobilitazione popolare come leva per un ruolo positivo dell’Italia sulla scena internazionale. Parlare poi di pregiudizio per l’accordo di “pace” sottoscritto sulla testa dei palestinesi da Trump e Natanyahu a causa della Flotilla, quando é chiaro a tutti che le ragioni di un suo eventuale fallimento saranno l’assenza di volontà di Netanyahu di concludere davvero la guerra e la folle intransigenza di Hamas, è davvero vergognoso. Il vero pregiudizio alla pace lo crea chi continua a chiudere gli occhi davanti ai crimini di Israele, che fomenta invece di sconfiggere il terrorismo, e a ignorare la voglia di partecipazione dei cittadini.

Perché proprio da lì – da quelle persone comuni, determinate a difendere legalità e umanità – arriva il segnale più chiaro: la politica può e deve fare di più.

 

 

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