In ricordo delle vittime di Hamas e della Jihad Islamica del 7 ottobre 2023

Articles 07 Oct 2025

Oggi alla radio ho sentito che in Italia cerimonie per ricordare le vittime degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 si terranno a porte chiuse, sotto protezione. Succede anche in Belgio, in Francia; non sono previste grandi manifestazioni pubbliche, niente bandiere. Ma tanta polizia. In alcuni casi si consiglia di non mostrare segni d’appartenenza alla comunità ebraica..

Questa notizia non mi sorprende, ma mi rattrista profondamente, soprattutto dopo il grande entusiasmo, partecipazione, compassione che si è sentita per le strade del mondo in questi giorni.

E’ bene ribadirlo con forza anche se mi pare cosi ovvio! Le vittime innocenti del terrorismo di Hamas meritano il nostro rispetto e ricordo; gli ostaggi meritano di ritrovare la strada di casa.

Ho partecipato anche io con convinzione alle manifestazioni contro quello che ormai molti esperti e studiosi definiscono un “genocidio” a Gazah, contro la violenza di un’occupazione lunga decenni, contro le ingiustizie e le migliaia di detenzioni illegali in condizioni indegne che alcuni attivisti della GlobalSumudFlotilla hanno denunciato in questi giorni.

Mi viene da piangere quando vedo la dignità e il dolore immenso di tante persone o quando ascolto il racconto tragico di dieci, venti, cento morti ammazzati ogni giorno, in attesa di un cessate il fuoco che dipende da leader che decidono a seconda del loro umore e dei loro interessi della vita e della morte di migliaia di persone.

Come tanti e tante, anche io sono da anni indignata per l’ignavia, l’inazione, la complicità, i doppi standard permanenti del cosiddetto “Occidente” nei confronti di governi Israeliani sempre più preda di estremisti violenti e del tutto disinteressati a trovare un modo per convivere in pace con i loro vicini e dell’indifferenza dei governi arabi e Musulmani per il destino del popolo palestinese, al di là dei proclami. Questa ignavia, inazione e indifferenza hanno contribuito chiudere ancora di più Gazah nelle grinfie di Hamas e hanno impedito di fermare Netanyahu e i suoi ministri in questi due anni.

Ed è perché questo è inaccettabile e non può continuare, che tante persone sono scese in piazza e altre hanno scelto di salire su delle barche a vela piene di viveri.

Ma è un fatto che noi possiamo essere utili a fermare questa terribile spirale di violenza e morte dall’altra parte del nostro mare solo se rifiuteremo di partecipare a ulteriori divisioni e a criminalizzazione popoli interi, siano i palestinesi o gli israeliani, e se sapremo rispettare, ricordare, rendere omaggio a tutte le vittime.

Il 7 ottobre 2023 Hamas, una organizzazione controllata da terroristi che hanno oppresso il loro popolo e non hanno alcun interesse alla sua sorte, ha commesso un massacro crudele che ha fornito il pretesto ad altri uomini crudeli di commettere orribili violenze, che continuano ancora oggi e che sono cosi devastanti da rendere difficile perfino pensare a come potrebbero davvero finire.

È per questo che in questo giorno cosi triste io vorrei rendere omaggio a chi in Israele, a Gazah, in Cisgiordania, ma anche nei nostri paesi si batte per un futuro di pace e convivenza. Penso a chi prova davvero a costruire qualcosa di diverso.

Come Maoz Inon, israeliano, che ha perso i genitori il 7 ottobre e ha scelto di parlare insieme ad Aziz Abu Sarah, palestinese, che ha perso il fratello in un raid militare. Si incontrano, raccontano il loro dolore. O a quel signore palestinese di cui non ho potuto cogliere il nome che in Cisgiordania cerca di reagire alla violenza razzista dei coloni che gli hanno distrutto casa e campi con gli strumenti del diritto e con la forza della non violenza. E penso alle donne di Women Wage Peace che continuano a organizzare marce tra Israele e Cisgiordania, con striscioni che dicono solo “Enough”. E ai tanti uomini e donne operatori e operatrici di pace che ovunque cercano di costruire ponti invece che dinamitarli. Sono loro che dobbiamo sostenere, rendere visibili, aiutare in tutti i modi a uscire da questa spirale di odio profondo. Perché sono loro  la vera speranza di un futuro condiviso.

 

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